La ricetta è semplice:
1. prendi un luogo della città degradato da
anni;
2. Metti insieme un gruppo di cittadini
motivati, alcuni volontari generosi, diversi simpatici ragazzi africani del
centro profughi di Limbiate che hanno spontaneamente chiesto di esservi, il
titolare di un impresa edile con tanto di mezzi meccanici, Gelsia e il Comune
di Limbiate che si occupano dei rifiuti;
3. lascia che tutto si amalgami
spontaneamente-
ed il piatto è servito.
In un solo sabato mattina, nel quale tutti
insieme hanno dato il loro contributo, ben 30 metri di fosso intasato da
rifiuti di ogni genere ed invaso da una foresta di rovi e piante infestanti,
che impedivano il normale deflusso delle acque piovane ed il conseguente
allagamento delle cantine di un palazzo in via Monte Pasubio a Mombello, è
stato bonificato.
Nasce il “cantiere di comunità” una
invenzione limbiatese già sperimentata qualche settimana fa con le pulizie di
Greenland, esperienza lontana migliaia di chilometri dalla polemica sull’uso di
manodopera gratuita.
E’ invece stato un momento di grandi
emozioni, soprattutto quando alla fine, tutto si è chiuso a tavola, con le
signore li residenti che, vedendo quanto impegno ognuno ci ha messo, si sono organizzate
per andare a fare la spesa, preoccupate di cosa possano o meno mangiare e bere
gli “amici ospiti” (così li hanno chiamati). Ed alla fine ognuno ha voluto
ricordare questa bellissima giornata con le foto di rito e tanti messaggi di
soddisfazione.
Io ho organizzato tutto questo senza la
pretesa di dimostrare nulla.
La dimostrazione che ci sia un modo diverso
di mettere in relazione mondi differenti è venuta spontaneamente da chi ha il
coraggio di fare esperienze nuove, diverse dal seminare odio e paure.
Ed è qui che, dopo mesi di trasmissioni
televisive volute per infangare la città, ho trovato la “mia” Limbiate.
Una scoperta che dedico al mio giovane amico
Mauro, a Lui che ha lottato fino alla fine, prima per evitare i licenziamenti
dell’Interfila e poi contro una terribile malattia.
Sono sicuro che poco prima di lasciare questo
mondo abbia apprezzato questa “bellezza”.
Ciao Mauro e come avresti voluto tu, non ci
fermiamo qui.
Sandro Archetti